Riflessioni da Chennai

Inserito il 2 gennaio 2007 01:22 da Alex De Petris in Angolo del Coach
E' ricominciata la stagione e torna con essa anche la rubrica dedicata a Claudio Pistolesi. Il coach azzurro ci confida le sue riflessioni dalla lontana India, dove sta seguendo i suoi due pupilli Davide Sanguinetti e Simone Bolelli.
Chennai , un tempo chiamata Madras, India. Immaginate un muro alto , con dei vetri rotti in cima e con del filo spinato a protezione. Da una parte del muro ci siamo noi, sui campi di allenamento in rebound ace . Ci alleniamo, studiamo tattiche , ci proteggiamo dal caldo e cerchiamo di assorbire il fuso orario più presto possibile. Per noi intendo Simone Bolelli, Davide Sanguinetti e il sottoscritto. Intendo Stefano Galvani e il suo coach , lo straordinario Pato Remondegui. Davide e Stefano hanno al seguito le loro splendide famiglie con cui hanno passato il capodanno. Davide quest'anno compirà trentacinque anni e mi stupisce sempre quando sono in campo con lui, nonostante questo sia l'ottavo anno in cui ho il grande piacere di essere il suo allenatore. Ormai il rapporto professionale è diventato quasi familiare. Davide continua a migliorare e ad essere curioso e innamorato di questo nostro sport. Sanguinetti è un esempio eccezionale per i ragazzi più giovani di cui dobbiamo essere fieri. Non so come andrà con Economidis, un simpaticissimo giocatore greco che ha passato bene le dure qualificazioni e può essere pericoloso, ma Davide c'è eccome e ci sarà per molto tempo a venire. C'è il gruppo dei tedeschi, Phau, Berrer, Waske, Petzschner, Kas, Beherend , Shuettler, Burgsmuller, cui si aggiunge l'austraco Peya che mi fa sempre venire in mente i succhi di frutta. Vedo i Colombiani Falla e Giraldo, allenati dall'assatanato di tennis Richie Sanchez. C'e' Harel Levy, israeliano, con l'amico Roberto Brogin, c'è il brasiliano Alves con il mio amico Oliveira come allenatore, che mi racconta di aver fatto 30 ore di volo dal brasile all'India! Vedo un coreano , un cinese , un thailandese... C'è il gruppo inossidabile dei francesi , con Mahut e Bennetau, Patience e Santoro, altra leggenda ormai... Insomma c'è come al solito rappresentata una buona parte dell'umanità distribuita sul globo terrestre. Si intravede una nuvola di ragazzini indiani armati di penne e fogli di carta che inseguono Nalbandian che si allena sui campi 5 e 6 , quelli al di qua del muro , per un autografo. Dallo splendido campo centrale si sente la voce di Vijaj Armitraj che da inizio ufficialmente al torneo dove oggi Stefano ha dominato Lu sotto gli occhi della fantstica figlia Giulia che inseguiva con lo sguardo uno scoiattolo su un albero. Grande Stefano ! Su uno schermo gigante si vede il fratello di Vijaj , Anand (che al foro italico si e' subito trasformato in : Anandoooooo !) con il suo capello alla Napo orso capo che in India rappresenta una leggenda per il suo passato di giocatore negli anni settanta. Vijaj è molto più leggenda di lui anche per aver recitato in un film di James Bond ed ha un figlio che è un discreto giocatore . Arriva Nadal ! E' lui ! che ha indubbiamente qualcosa di indiano alla Tremal Naik, l'eroe di Salgari, e in india è di certo il favorito del torneo. Nella piccolissima players lounge c'è il bene piu' prezioso e ce n'è in abbondanza : L'acqua minerale ! con la quale è opportuno lavarsi anche i denti per non dover rischiare di passare la settimana avete capito dove. Continuano ad arrivare le Mercedes della trasportation del torneo. Esci dall'hotel, alzi una mano e subito l'autista in divisa arriva e si parte per quello che il più grande autoscontro della terra ! Il traffico indiano ! La cosa sconvolgente che in questo marasma di scooteroni, Macchine, pedoni, biciclette, carretti trainati da animali, taxi a tre ruote chiamati tuc tuc, carretti tirati da uomini, moto con anche quattro persone, e a volte neonati, in sella , tutti vanno dritti tranquilli e beati come se fossero soli. Vedi decine di peli e contropeli che si fanno vicendevolmente e non riesci a credere che non si toccano mai. Hanno tutti, vecchi , giovani, bambini, animali, uomini e donne un tempismo quasi sovrannaturale nell andare in mezzo a questo calderone in cui tutti suonano clacson e campanelli cosi' come gli capita. Neanche la grande distrazione causata dalla evidente ammirazione per le nostre bellissime Mercedes perdipiù segate dal logo dell'atp riesce a fargli perdere un minimo di naturalezza nello schivare le possibili centinaia di incidenti che da noi si verificherebbero di certo.
Al circolo sento un po' di tensione per l'ultimo turno di quali di Simone contro un tedesco in grande progresso: Berrer. E' 53 sopra nel primo. L'altro fa i numeri, 64 sotto nel tie break. Vince il primo 8-6 il tie brak Bolelli . Perde il secondo ma al terzo fa valere il diverso tasso tecnico. Si guadagna una bella partita sul centrale con Srichapahan, un idolo di tutto il continente asiatico. Bravo Bole.
Farei cento volte la scelta di venire qui in India per il primo torneo dell'anno. Si respira una umanita' diversa da noi ma che ci da lezioni sulla inutilità delle cose superlue per vivere bene.
Per descrivere le contraddizioni e l'atmosfera che si respira in questo torneo è necessario alzare lo sguardo su quel muro. Alle estremità, dove i vetri rotti e il filo spinato sono meno fitti , si arrampicano ragazzi scalzi , dai denti bianchissimi , magri come scheletri e vestiti alla meno peggio. Ci chiamano continuamente dal loro pezzettino di muro: SIR ! SIR ! Con questo appellativo esageratamente riguardoso nei nostri confronti che discende di certo dai tempi dell'impero britannico. Ci guardano e piegano la testa su un lato in segno di richiesta e mettono le mani giunte davanti al viso scuotendolo . " ONE BALL SIR ! PLEASE ! ONLY ONE BALL " . Una pallina da tennis che fino ad un momento prima ci faceva impazzire perche' sono molto rapide e se servi bene il kikc è difficilissimo rispondere, quella pallina oggetto di diversi epiteti diventa improvvisamente un bene prezioso.
Faccio mente locale . Quando siamo arrivati dall'hotel ho sbirciato noncurante dall'altra parte del muro. C'era una serie di case fatiscente con degli stracci appesi ad asciugare, un campo sterrato con una attrezzatura di fortuna per giocare un pò al cricket, anche questo un regalo della dominazione britannica, sport per il quale gli indiani sono veramente fanatici, un pò come noi per il calcio. Scopro che le palline da tennis , tolto il pelo esterno e trattate con una specie di colla, diventano abbastanza dure per somigliare a quelle da cricket. Per la loro passione questi ragazzi poveri rischiano di tagliarsi o di cadere da quattro metri di cotanto muro " difensivo ". Il minimo che possiamo fare è tirare le palline dall'altra parte del muro ma la speranza, anche se qualche pallina è sufficiente per vederli sorridere felici è di tornare il prossimo anno e non trovarlo più , quel muro. Chiudo con una domanda secca, tagliente come una lama di un rasoio , che ci chiede Alice Sanguinetti , anni 4 e mezzo: " perche' ci sono i bambini poveri ? "

Claudio Pistolesi