La Patria ti chiama ma ti vuole per poco!!

Inserito il 30 agosto 2005 14:49 da Alessandro Bianchi in ATP e dintorni
La “querelle” su la davis ha tenuto banco negli ultimi giorni su i quotidini e riviste sportive facendo da antipasto agli Us Open. Ho letto pareri sinceramente un pò banali, anacronistici e in alcune occasioni offensivi nei confronti dei giocatori.

La visione che si da in sostanza alla coppa Davis è quella del richiamo della nazione per il quale ogni giocatore da buon patriota debbe rispondere senza discutere e senza chiedere niente in cambio.
Sarà la mia natura fondamentalmente non belligerente ma la chiamata alle armi per difendere la patria anche in occasioni sicuramente piu’ drammatiche,  mi è sempre sembrata una “furbata” da parte di chi la guerra non la vuole o non la può fare direttamente e manda gli altri avanti. La Davis non è per la verità un’evento in cui si rischi la vita ed anche il coinvolgimento patriottioco dovrebbe essere smussato dal fatto che al di là del aspetto emotivo si tratta comunque di sport. Non parliamo quindi di difendere la famiglia e la propria patria da un’attacco di barbari ma bensì di qualche scambio di pallate tra baldi giovanotti che hanno fatto di un proprio diletto una professione.
Non mi sembra quindi in sostanza scandaloso che per il loro lavoro richiedano un compenso. Su la natura del loro compenso si potrà discutere ma deve essere cospicuo e proporzionale con gli introiti che l’evento produce. La Davis è dal punto di vista puramente economico, un business, sarebbe meschino nasconderlo, che porta soldi nelle casse di chi lo gestisce e nel nostro caso della FIT. La richiesta dei nostri giocatori cerca in sostanza di ripristinare gli accordi presi diversi anni fa tra la squadra e la Federazione in cui una parte del guadagno andava direttamente ai giocatori, in particolare Pila (che sono gli sponsor generali di tutta la Davis) e prize money mentre restano alla Federazione, gli sponsor propri della nazionale, la biglietteria,  i diritti televisivi e l’offerta dei circoli per ospitare i vari incontri. Questo accordo era risultato equo in passato ed è conforme con quello di altre nazioni che giocano la davis (in realtà alcune nazioni pretendono in percentuale anche di piu’), dove è allora lo scandalo?

Lo scandalo è che questa Federazione considera un disonore dividere i guadagni in maniera equilibrata con i giocatori, evitando in passato di discutere il compenso economico con i giocatori,  minacciando e rendendo pubbliche lettere che non  avevano altro scopo che aprire quella trattativa che la Federazione aveva sempre rifiutato.  Lo scandalo è che molti dei nostri massmedia, giornali e riviste specializzate sono rimasti ad un tennis vecchio, in cui si giocavano dieci tornei l’anno, il professionismo era un concetto vago e la Davis un obbligo da cui non si poteva prescindere. Il mondo è cambiato giusto o sbagliato che sia  e forse proprio l’informazione dovrebbe capire che non si può essere protagonisti nel tennis e nello sport se non si cerca di capire a fondo le nuove realtà che ci circondano.
La realtà è che il problema non nasce oggi, esisteva già negli incontri con il Lussemburgo  ed il Marocco, in cui soltanto la buona volontà dei giocatori ci ha permesso di superare il turno accontentandosi di compensi risibili intorno ai 1000 euro ed evitando situazioni che sarebbero potuto risultare penibili. Già allora la Federazione faceva “orecchie da mercante” e lanciava le sue minaccie non sempre sottili. La realtà è che nello sport se vuoi grossi risultati devi creare anche le giuste condizioni economiche perchè si realizzino.
Il nostro presidente Leon ha detto recentemente “che non meritiamo la A”, la sua affermazione risulta adesso comprensibile  in quanto probabilmente non la vuole, visto che non potrebbe gestire con tanta disinvoltura la questione dei premi sei giocassimo nel World Group. 

In ogni caso a tutti quelli che considerano che per giocare in Davis non ci debba essere un compenso, faccio una proposta: giochino gratis i giocatori ma allora gli spettatori non devono pagare il biglietto o magari un prezzo simbolico. Questo sarebbe realmente equo. L’orgoglio patriottico non vive già dei suoi valori? Non si dovrebbero offendere i nostri dirigenti di ricevere  “vile denaro” da chi già risponde al richiamo della patria andando a sostenere i nostri compatrioti contro i forzuti “barbari” ispanici?

Proposta indecente?? Certo. Quindi “VIVA LA PATRIA!! VIVA L’ITALIA!!”  e taccia chi domanda e chiede, si prende e non si da e se si insiste si è anche “TRADITORI”!!  

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