L'angolo di Pistolesi: la denigrazione del tennis in Italia

Inserito il 17 aprile 2007 11:17 da Alex De Petris in Angolo del Coach
Torna la rubrica di Claudio Pistolesi e torna con un pezzo d'attualità, la denigrazione del tennis in Italia.
La domanda più frequente che viene posta a noi addetti ai lavori nei circoli di tennis, ma anche negli uffici, nei bar, negli aeroporti o sul treno, non appena viene fuori l'argomento tennis è la seguente: " Perchè gli italiani non escono nel tennis ? "

Questa domanda potrebbe avere dei presupposti sbagliati perchè per prima cosa ci si dovrebbe mettere d'accordo su cosa si intende per " uscire ". E li' e' una questione soggettiva, ognuno ha la sua risposta e tutte le risposte sono degne di rispetto. Per quanto mi riguarda la risposta che mi piace è che  dai tempi di Panatta giocatori come Canè, Camporese, Pozzi, Gaudenzi, Pescosolido, Furlan, Volandri, Sanguinetti, e sicuramente sto dimenticando qualcuno, sono " usciti " eccome. Nel senso che, anche se non con continuità assoluta, hanno dimostrato di competere alla grande con il vertice del tennis mondiale.

Se poi coloro che hanno una visione pessimistica del tennis , che secondo me rispecchia una visione pessimistica della vita in generale, ma non per questo meno degni di rispetto, ripetono quella che ormai è la cantilena dei numeri per cui effettivamente nessuno è entrato nei primi dieci e quindi è incontestabile che nessuno di questi sia "uscito ". Pero' ciò che conta è il futuro. Per il futuro chi ama veramente il tennis deve per forza sperare che un italiano riesca sul serio a raggiungere vette mai toccate prima.

E' chiaro però che un giovane italiano deve fare i conti con una mentalità italiana nel tennis che spesso è gretta e che è sempre pronta a denigrare, azione spregevole e illeggittima , piuttosto che criticare, anche duramente, azione legittima e protetta dalla nostra Costituzione come libertà di stampa. A volte poi tale mentalità si estende incredibilmente a dirgenti e tecnici che dovrebbe essere i primi invece ad incoraggiare invece che a denigrare. Un esempio per tutti. Simone Bolelli arriva in finale ad un torneo da 75 mila dollari di montepremi nella settimana dopo la Davis ( che porta via molte energie ) e cambiando superficie. Gioca di nuovo sulla terra dopo sette mesi. Arriva in finale lottando per tre match al terzo set , dimostrando una grande condizione fisica e solidità mentale ,battendo tra gli altri un giocatore espertissimo come Cristophe Rochus. Perde 6-4 al terzo in finale non giocando tanto bene ma assicurandosi con questo risultato, probabilmente, il main draw al Roland Garros nell'ultima settimana valida prima del cut off.

Gli diciamo bravo ? Macche'! Oltre a considerazioni incompetenti che ho letto  assolutamente immeritate , mi ha colpito il ritorno dell'espressione "deve fare il salto di qualità" che torna ad ogni partita persa e sparisce ad ogni partita vinta.  Questa espressione del presunto salto di qualità per me  è ormai nauseante. Infatti a mio parere non è altro che un disprezzo gratuito del lavoro di chi cresce svolgendo bene con passione il suo lavoro perchè ad ogni salto ne viene immediatamente chiesto un altro lasciando intendere che si dubita della capacità del ragazzo di compierlo. Allora secondo questo ragionamento anche Roger finchè perde da quelli come Canas deve ancora fare " il salto "!  Non si puo' riempire l'infinito, quindi chi fa questi ragionamenti è in madornale errore. Dopo Miami era stato scritto che Bolelli aveva fatto il salto nel grande tennis. Ora ricominciamo da capo con sto salto?

Ovviamente ormai non mi interessa nulla di questi denigratori insignificanti dei quali conosco alla perfezione i meccanismi, ma è necessario essere vicino ai nostri giovani tennisti per proteggerli da questa  squallida mentalità di quarta categoria . La verità , e mi riferisco ai giovani che hanno la pazienza di leggermi, è che non e' necessario procedere a  "salti " per raggiungere obiettivi importanti.
 
E' necessario tenere un passo spedito e sicuro scandito tutti i giorni dall'allenamento sul campo, dalla preparazione fisica, da quanto credete in voi stessi soprattutto nel momento della sconfitta, che arriva inevitabilmente (è arrivata quest'anno anche per Federer ) e dall' affetto e competenza delle persone che sentite piu' vicine. Per i denigratori si consiglia di provvedere alle loro consuete pause , enormi, di serietà e competenza . Tale mentalita pessimistica spesso  è lo specchio di problemi di quelli che denigrano e che necessitano, loro sì, di un salto di qualita' nella loro vita.

Claudio Pistolesi