ATP San Paolo: Happy ending... coming soon!

Inserito il 16 febbraio 2015 03:49 da Davide Paganin in ATP Tour
Vanni Premiazione2 Leandro MartinsLuca Vanni gioca un altro match epico, sfiorando il miracolo. Pablo Cuevas vince solo al fotofinish: 6-4 3-6 7-6(4) il risultato finale.





Foto Leandro Martins






Il pubblico rumoreggia. 

Ti alzi dalla sedia, raccogli le palline in mano, scegli le due che preferisci. Ti dirigi sulla linea di fondo, ti metti in posizione, pronto per servire.

Cinquemila persone ti osservano dagli spalti. Milioni di tifosi ti seguono da lontano: dal salotto di casa davanti alla TV, dalla cameretta collegati con il PC, radunati di fronte ad un maxischermo in qualche circolo, o ancora magari per strada attaccati al proprio cellulare. 

Si sta per decidere il titolo. Il tabellone luminoso segna 4-6 6-3 5°-4. Manca poco.

Cerchi di azzerare i pensieri, di preparare il colpo che stai per sferrare. Poi stringi la racchetta, inarchi leggermente il tronco e lanci la pallina a mezz'aria.


Per mezzo secondo, tutto tace.


Durante gli ultimi minuti delle due ore trascorse questa sera nella Quadra Central di San Paolo, Luca Vanni stava continuando a vivere il proprio sogno, coinvolgendo in una sorta di incantesimo il mondo del tennis. Come fosse arrivato a quel punto, probabilmente stentava a ricordarlo, coinvolto in un vortice di emozioni che si sono susseguite nell'ultima settimana. 
Poi le emozioni si rifanno vive, forse, tutte in una volta, riportando per alcuni fatali momenti alla realtà la mente, e con essa il braccio che ne sente tutta la pressione. 

A sdraiarsi a terra piegato sulle ginocchia alla fine è Pablo Cuevas, che alza il trofeo del Brazil Open: è il terzo titolo ATP della propria carriera, su altrettanti finali disputate.
Anche lui protagonista di un sogno, ormai divenuto viva realtà da diversi mesi. Una storia, la sua, che aveva rischiato di interrompersi definitivamente tre anni fa, a causa di un grave infortunio al ginocchio che lo aveva tenuto lontano dalle competizioni per due lunghe stagioni, facendolo quasi propendere per il ritiro definitivo. 
Nell'estate del 2014 invece è tornato, conquistando gli stadi di Umago e Bastad e raggiungendo la più alta classifica della propria carriera, che da domani lo vedrà salire ancora al numero 23 del mondo. Ed oggi ha dimostrato di esserne pienamente consapevole. 

Questa settimana invece, come da lui affermato, è stato il sogno di Vanni. Un sogno cullato fino all'ultimo scambio giocato sulla terra rossa del palazzetto brasiliano, andato vicinissimo al lieto fine. 

Alla vigilia si pensava che l'atmosfera della semifinale vinta contro Joao Souza dovesse dissolversi con un brusco risveglio oggi: tra le numerose energie fisiche e mentali spese, oltre che la caratura dell'avversario odierno, tutto faceva temere per una domenica passata veloce ed indolore.
La bilancia dell'incontro pende effettivamente a favore di Cuevas all'avvio, visto che il tennista sudamericano domina letteralmente il punto ogni volta che si giocano più tre colpi. Luca arriva grazie al solido servizio fino al 4 pari, ma senza mai riuscire nemmendo ad ottenere un misero 15 alla risposta. Pablo prende le misure del campo con dritto e rovescio potenti, piazzati con estrema precisione e profondità sulle diagonali buttando letteralmente l'avversario fuori dal campo.
Non c'è storia: dopo meno di mezzora il tabellone segna il 6-4.

Poi di colpo il vento cambia. Quasi per caso, arriva il primo punto alla risposta. Fa subito seguito il secondo, poi anche il terzo. 1-0° 0-40, tre palle break tutte insieme dopo cinque turni di risposta in cui il nostro era sembrato clamorosamente impotente. Lo scambio parte ancora una volta, e alla fine è azzurro anche il quinto punto. Vanni va a servire sul 2-0, ma si ritrova subito 15-40, rischiando di sciupare il vantaggio appena guadagnato. L'avversario ci mette del suo, vedendosi negata la chance di rientrare: 3-0. Poi un momento di tensione per tutti i tifosi, poichè Luca decide di chiamare il fisioterapista dopo delle smorfie di dolore dovute al ginocchio, proprio quel ginocchio che lo aveva costretto alla lontananza dai campi di tennis per tanto tempo. 
Ma è un falso allarme: basta una fasciatura ben stretta ad allontanare ogni cattivo presagio. L'aretino torna nel rettangolo di gioco sempre più carico, ribaltando completamente l'inerzia di pochi minuti prima. Aggredisce sin dalla risposta, spinge a tutto braccio il dritto lasciando impotente Cuevas, sempre più in difficoltà e sempre più respinto vicino agli spalti dietro di lui. Al servizio per Vanni piovono aces, soprattutto nel nono game, valso successivamente il set con lo score di 6-3.

Tolto un set al numero 32 del mondo, come se fosse ordinaria amministrazione.

E non si ferma lì. Nel terzo set continua sempre di più a dominare, come se fosse l'altro il 150° della classifica. Anche il rovescio entra in fiducia, con alcuni vincenti lasciati scorrere lungo la linea laterale. Cuevas ormai non fa più male, e nel fatidico settimo game è lui a concedere ancora la prima palla break. Vanni ha un primo momento di esitazione, commettendo due errori impensabili nei minuti precedenti, rimanendo così indietro nel punteggio: 3-4. Il momento è presto dimenticato, però, perchè in uno schiocco di dita tiene ancora in tutta facilità il proprio turno di battuta. Continua a correre e ad avanzare dentro al campo, recuperando anche le palle più improbabili, rendendo la vita sempre più difficile al frustrato Pablo, che alla fine cede. Arriva il break: Luca al cambio campo va a servire per il match.

E' appena il sesto incontro della propria carriera a questo livello.

Nel torneo in cui è arrivata la prima vittoria di sempre sul circuito maggiore, con il quarto incontro consecutivo potrebbe arrivare addirittura il primo titolo. Dopo sole quattro vittorie e tre sconfitte, con un bilancio generale appena positivo, in un mese scarso di frequentazione del World Tour. E pensare che giocatori da anni affermati nei livelli più alti, magari con centinaia di vittorie di fronte alle sue misere quattro e con decine di finali giocate, ancora non sono riusciti nel tentativo di chiudere con una vittoria la settimana, festeggiando meltre alzano il trofeo. 

Luca mette la prima, 15-0. Tra tre punti verrà riconosciuto come campione.

Poi il castello costruito negli ultimi giorni crolla, forse perchè in così poco tempo le fondamenta su cui si sosteneva erano necessariamente poco preparate all'arrivo di una calamità naturale. Pablo Cuevas, da campione ormai affermato qual è, non si lascia andare alla delusione e trova la concentrazione massima nel momento più duro. Risponde costantemente al servizio del nostro, costringendolo a lunghi scambi e proponendogli palle difficili da aggredire. Di contro Vanni sembra improvvisamente meno sicuro e finisce per scegliere le soluzioni più complicate in un momento che richiede la massima concretezza. A campo aperto prova a girare attorno al dritto, ma arriva tardi e spedisce il colpo in rete. Anche quando si trova a dover colpire uno smash dall'alto dei suoi due metri, non rende il colpo risolutivo e alla fine commette l'errore sotto rete. L'ultimo dritto, infine, esce a lato nel corridorio di destra.
Cuevas ringrazia, riprende fiducia e torna in sè, conquistando al servizio anche il gioco successivo.

5°-6. Così vicino alla gloria, così vicino alla sconfitta. In fondo, è pur sempre lo sport del diavolo.

Sembra tutto destinato a finire nel peggiore dei modi, almeno per come tutto girava pochi momenti prima. Cuevas vince altri due punti, portandosi a due lunghezze dal titolo. Sul 30-30, con il punto che vale una vitale boccata d'ossigeno rialzando la testa o il definitivo sblianciamento verso il baratro, con estrema tranquillità Vanni torna a tirare il servizio: ace. E se il punto che segue non è un altro ace, poco ci manca. 

E' il tiebreak finale a decidere tutto, il primo della nuova carriera di Luca.

Ed infatti si vede la differenza tra chi è abituato a giocarli e chi ancora ne dovrà giocare per farsi le ossa. Il servizio che aveva permesso a Vanni di dominare l'incontro nell'ultima ora e mezza di gioco, improvvisamente viene neutralizzato dall'avversario, che mette ogni risposta in campo e piazza colpi di millimetrica precisione anche nei recuperi più ardui. Il nativo di Castel Del Piano non vince un solo punto alla battuta, se non proprio in extremis sul 3-6, quando Cuevas ha già il titolo in tasca. Il numero 1 del movimento sudamericano chiude in bellezza, con un imprendibile passante di rovescio, che trafigge fatalmente tutte le residue speranze del duellante dall'altra parte della rete.

Il nome a comparire nell'albo d'oro è quello di Pablo Cuevas, che in mezzo allo stadio inondato di festoni e coriandoli dorati può sollevare con gioia il trofeo dell'ATP 250 di San Paolo.

Durante la premiazione, tra i vari ringraziamenti agli sponsor ed agli organizzatori della manifestazione sportiva, c'è spazio per i reciproci complimenti. Ma, nonostante il modo in cui è arrivata la sconfitta, Luca sembra la persona più serena sulla faccia della Terra. Sorride al pubblico ed ai fotografi, ringrazia tutti e saluta alla telecamera anche i tifosi più lontani con un "Vi amo tutti!". 
Riceve l'assegno del finalista (il più cospicuo ricevuto in carriera), si dispone di fianco a Cuevas per gli scatti finali e solleva con orgoglio il piatto d'argento, simbolo del secondo classificato.

Sembra quasi lo stesso un lieto fine, forse di quelli dal sapore un po' più agrodolce. La settimana magica di San Paolo volge ai titoli di coda, e con essa termina il sogno di Luca Vanni.

Esattamente: termina il sogno, inizia la realtà.

Perchè se è di realtà che si deve parlare, di certo a priori sarà difficile archiviare il tutto come un caso isolato, la settimana della vita o simili. Così potrebbe essere (o anche no: Victor Estrella Burgos insegna) per un qualunque giocatore alla soglia dei trent'anni che arriva per la prima volta a giocare incontri su livelli così importanti. 
Vanni invece ha nel corso dell'ultimo anno dimostrato come sia stato in grado di adattarsi a velocità fuori dal comune a livelli progressivamente superiori, passando dal dominare il circuito Future al diventare in pochissimi giorni un giocatore affermato anche nei Challenger. E se nel primo ATP giocato nel 2015 ha centrato la qualificazione, appena entrato al terzo torneo di categoria è subito arrivato in fondo.
E come ci è arrivato. Passando dalle fatiche sostenute per eliminare prima un terraiolo di professione ed onesto mestierante (Daniel Gimeno Traver), poi un olandese di talento che sembrava tornato a riscuotere successi partendo come lui dalle qualificazioni (Thiemo De Bakker), seguito da un giocatore che lo aveva sconfitto appena una settimana prima (Dusan Lajovic) e da un avversario (Joao Souza) che, trascinato dal pubblico in un'atmosfera che di solito si vede solo in Coppa Davis, ha cercato di mettere addosso a Vanni un'attenzione inimmaginabile, almeno nei tornei di periferia disputati fino all'anno prima.
E nella prima finale della carriera, arrivato allo stremo delle forze dopo tante battaglie vinte, nonostante un primo set che lo aveva fatto apparire a tratti impotente è riuscito a portare il proprio gioco ad un livello ancora superiore all'interno di un singolo incontro, arrivando a far propria l'intensità degli scambi abitudinaria di chi sta veramente in alto, almeno consona alla classifica del proprio avversario.

Per ora, questo resta il suo primo ed unico grande acuto tra i protagonisti di questo sport. Solo il tempo ci dirà se rimarrà un caso eccezionale o la vera conferma della crescita di un ragazzo serio, appassionato e, perchè no, con in cantiere tutti i mezzi del mestiere. 

Su San Paolo cala il sipario; una volta fuori dal campo la rotta punterà su Marsiglia


Il sogno si chiude, ma il festeggiamento è solo rimandato. Il lieto fine arriverà.

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