Intervista a .... Alberto Castellani

Inserito il 30 aprile 2007 02:17 da Redazione in Interviste
Abbiamo incontrato uno dei tecnici italiani più conosciuti e stimati nel panorama internazionale: la parola passa ad Alberto Castellani.

Ho il piacere di intervistare coach Alberto Castellani, uno degli allenatori più importanti e rappresentativi sia a livello nazionale che internazionale, una persona senza peli sulla lingua, che non ha paura di esteriorizzare il proprio pensiero sapendo anche di incorrere alcune volte in critiche. Questa è un’intervista in esclusiva che il coach perugino ha voluto rilasciare a TennisTeen.

D: Attualmente sta seguendo il serbo Janko Tipsarevic, che gli addetti ai lavori vedono nei top 50 per fine 2007, ci può parlare di questo giocatore?

R: Janko purtroppo ha avuto un inizio di stagione molto sfortunato perchè agli Australian Open, disputando un match contro l’argentino Nalbandian, giocato in condizioni che dire proibitive è dire poco - con una temperatura che sfiorava i 49° all’ombra - dopo aver tra l’altro avuto alcuni match point ha disposizione, si è dovuto ritirare per un colpo di sole. Tutto questo dovuto ad un regolamento stupido, in quando disputare un incontro in queste condizioni è semplicemente assurdo. Oltre al danno la beffa, in quanto Janko ha avuto uno shock psicologico derivante da questo ritiro, uno shock che ne ha condizionato le prestazioni nei tornei seguenti, infatti ha sempre perso, per ben cinque volte, al primo turno. Fortunatamente, grazie anche al sua carattere, è riuscito a riprendersi, giocando benino ad Indian Wells, battendo l’australiano Hewitt ed il Thai Paradorn Srichaphan, ed ha giocato a discreti livelli anche a Miami. Il nostro obiettivo per fine anno sono i top 50 e secondo me questo target è alla sua portata.

D: Lei è stato anche l’allenatore dell’austriaco Oliver Marach e di diversi giocatori rumeni; la domanda che sorge spontanea è: come mai Lei ha sempre prediletto la conduzione di tennisti stranieri rispetto ai suoi connazionali?

R: Per quanto mi concerne, non c’è una ragione particolare, anche se devo ammettere che è più facile firmare un contratto con giocatori stranieri rispetto che con italiani. Aggiungo che in passato ho avuto alcuni problemi con giocatori italiani, ma se si ripresentasse l’occasione di allenare un giocatore italiano che offra delle garanzie sulle quali costruire delle basi solide, ad una eventuale collaborazione, non direi di no. Ho sempre avuto una predilezione per i giocatori in difficoltà, sia di tipo economico, che di tipo tecnico, psicologico, comportamentale e aggiungo che quando ho collaborato con giocatori già arrivati in termini di classifica, ho avuto dei problemi ed ho lavorato male.

D: Lei è stato anche mental trainer del teutonico Rainer schuttler, ci vuole parlare di questo aspetto, che spesso i tecnici tralasciano?

R: Questo è uno dei punti più importanti della mia formazione, in quanto, quando ho iniziato questo mestiere, mi sono principalmente interessato a questo aspetto e credo di aver raggiunto un’elevata professionalità in questo campo, grazie ai continui anni in cui ho sviluppato ed approfondito le mie conoscenze. Rainer si è allenato spesso con il mio team in accordo con il suo coach non ultimo nel periodo di Dubai ad inizio stagione, e credo che la mia collaborazione abbia portato ad ottimi risultati in quanto ha raggiunto il best ranking di n° 5 al mondo. Ed ancora oggi questo risultato lascia molti stupefatti.

D: Un altro giocatore che mi ha colpito particolarmente è l’austriaco Marach, che fino a poco tempo fa era sotto la sua ala protettiva. Infatti, l’austriaco affermava che aveva avuto moltissimo giovamento sotto la sua guida tecnica. Ma poi che cosa è successo, come mai ha interrotto questo binomio?

R: Oliver Marach l’ho seguito fino a novembre del 2006 lasciandolo n° 82 singolo e n° 30 in doppio dopo averlo preso al n° 210. Sono soddisfatto del lavoro fatto con Marach, è stata sicuramente una collaborazione riuscita, nella sua carriera è stata la prima volta che ha potuto accedere al main draw degli slam poi lui ha deciso di non continuare punto e basta.

D: Lei è stato anche l’allenatore del gigante croato Ivo Karlovic. Come mai non ha continuato a seguirlo?

R: Con Karlovic ho avuto un contratto di un anno, poi lui ha sposato una ragazza della Florida, mi ha chiesto di seguirlo lì, ma io non amo gli States, anzi quando posso evito di andarci, in quanto gli U.s.a. non rispecchiano le nostre radici culturali, poi c’è troppo un business esasperato su ogni cosa, non mi piace la mentalità americana e soprattutto il loro modo di vivere ed ogni volta che metto piede negli States oltre a sentirmi a disagio, sento il bisogno di tornare al più presto alle mie radici. E poi sono del parere che l’attuale Presidente degli stati Uniti, sia una persona pericolosa per il mondo intero. L’Open degli Stati Uniti è lo slam che amo di meno, l’attentato alle torri gemelle, è avvenuto pochi giorni dopo la fine degli Us Open, e quando vado a New York non mi sento sicuro ed è un torneo che non mi piace anche per motivi logistici.

D: E del nuovo Progetto che la Fit ha lanciato, per aiutare i giocatori italiani di vertice, cosa ne pensa, è un'iniziativa positiva secondo Lei?

R: Del Progetto Italia non mi esprimo in quanto assolutamente non lo conosco, mentre per quanto concerne la Fit, c’è un reciproco non interessamento da entrambe le parti, e questo risale a parecchi anni fa; ritengo che la federazione attualmente sia governata da persone che non danno grandi possibilità per un confronto democratico, questa è la mia valutazione che può essere sbagliata o meno, secondo me c’è un atteggiamento di falsa democrazia, se uno prima dà il proprio consenso allora uno può esprimere una qualche opinione,se uno parte da idee diverse allora il confronto diventa molto difficile ed io non sono uno yes man, ribadisco questa è la mia valutazione con tutto il beneficio di inventario.

D: E delle Academy che cosa ne pensa?

R: Io sono stato il primo a credere nelle Academy. Sono un aspetto positivo in quanto più c’è concorrenza, più c’è una spinta qualitativa verso l’alto. Il vero problema delle Academy e dei coach che le dirigono è quello di mantenere una certa autonomia dalla Federazione e che il modo di allenare e gestire non deve passare per forza per un consenso federale.

D: Secondo Lei, c’è collaborazione fra i vari coach in Italia, come avviene in Spagna?

R: No, non c’è moltissima collaborazione tra i coach in Italia.

D: Adesso le pongo una domanda che le avranno fatto centinaia di volte, ma avrei piacere a sentire la sua versione. Come mai in Italia non abbiamo un top 10 da moltissimi anni? Qual è il motivo?

R: Ritengo che la ragione principale sia stata la gestione della federazione negli ultimi anni, anzi ritengo che le cose non siano cambiate, questa è una mia valutazione personale, potrei anche sbagliarmi, questa secondo me è una delle ragioni principali. Ce ne sono anche altre, quali ad esempio la non collaborazione tra coach, in quanto i massimi tecnici a livello nazionale non hanno lavorato in maniera unitaria, un’altra ragione sono anche gli investimenti che non sono stati fatti. Pensi che ho fatto molte pubblicazioni anche di un certo valore scientifico, basta vedere le mie vendite, eppure queste non sono mai usate ufficialmente dalla scuola nazionale maestri. Perciò ognuno può fare le considerazioni che meglio crede.

D: Le faccio l’ultima domanda, capitolo wild card, spesso spinoso, secondo Lei questi inviti, sono gestiti con criteri particolari oppure c’è massima trasparenza? L’iberico Ventura a Barletta, il rumeno Voinea a Napoli, wc che lasciano un attimo perplessi e a Monza viene rifiutata la wc a Felix Mantilla, giocatore iberico che ha vinto il master series di Roma alcuni anni fa ed è stato top 10.

R: Io sarò direttore del prossimo challenger di Todi, e deciderò in assoluta autonomia. Di fronte agli scandali che abbiamo avuto per anni e anni nella elargizione delle wc, la gente si meraviglia se il rumeno Voinea ha avuto la wc a Napoli (n.d.r. Voinea giocatore Team Castellani), in un periodo della sua vita particolare. Se si pensa a Roma, con la gente che ha fatto reclamo per certe wc, l’invito a Voinea ci può stare.



Antonello Zani – TennisTeen

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