Federica Di Sarra

Inserito il 4 agosto 2007 02:57 da Redazione in Interviste
A Gardone val Trompia è tornata a brillare la stella di Federica Di Sarra, la migliore italiana della classe 1990 stando al ranking attuale. Martedì scorso abbiamo avuto la fortuna di avvicinarla, per conoscerla un po' meglio. Vediamo cosa ci ha raccontato.


Federica Di Sarra esegue un recupero di rovescio. Per lei il torneo di Gardone val Trompia è per ora sinonimo della seconda finale in carriera.

"Non trarre troppe indicazioni dalla partita giocata oggi". Una frase che, pronunciata con sfumatura negativa, non ti aspetti da una giocatrice che ha appena vinto facilmente il proprio incontro, peraltro senza grossi problemi. Eppure esordisce così Federica Di Sarra, pochi minuti dopo aver vittoriosamente superato il suo primo turno nel torneo Itf da 10.000 dollari di Gardone val Trompia. Diciassette anni compiuti a maggio, Federica è una tennista relativamente nuova, balzata agli onori della cronaca da un momento all'altro proprio in questa stagione, dopo una finale raggiunta a Marzo nel torneo di Quartu Sant'Elena. A dire il vero già nel passato qualche risultato di rilievo lo aveva raggiunto, ma solo da allora la Di Sarra ha dato prova di avere quella continuità per competere tra le professioniste.

Il destino. Quante volte nella vita pensiamo a come sarebbero potuto andare le cose se avessimo effettuato una scelta diversa. Lo stesso lo può fare Federica che a quel torneo in Sardegna non doveva nemmeno partecipare. "Stavo male, fino a poco tempo prima di partire era quasi certo che non avrei preso parte a quel torneo. Poi all'ultimo cambiai idea". Scelta che dieci giorni dopo seppe dimostrarsi vincente: pur partendo dalle qualificazioni, la Di Sarra riuscì ad arrampicarsi fino alla finale, dove venne sconfitta da Anna Floris, giocatrice molto temibile in questa tipologia di manifestazioni.

La prima finale. Un primo piccolo passo raggiunto agli albori di una carriera che ci si augura lunga e soprattutto piena di soddisfazioni. Ma come è cominciato tutto? "Ho iniziato a calcare i primi campi  da tennis a 6 anni nella vicina Terracina (lei è di Fondi, sempre in provincia di Latina) col maestro Enzo Centola. All'età di 9 sono passata sotto la guida di Floriano Salvoni, il quale, salvo una breve parentesi in cui mi sono spostata al Parioli di Roma, è rimasto per tutto questo tempo il mio allenatore. Ora mi alleno con lui a Velletri, con l'aiuto anche di Riccardo Rondina (che la segue a Gardone Val Trompia n.d.r.) e di Davide, il mio fratello maggiore. Ci alleniamo su campi in erba sintetica, per cui col tempo ho assunto una maggiore predisposizione per giocare sui terreni rapidi".

Nel suo gruppo di lavoro ci sono altre giocatrici, tutte provenienti dall'est "la giovane Albina Khabibulina, l'ucraina Irina Buryachok e la russa Regina Kulikova sono le tenniste con cui mi alleno a Velletri, alle quali talvolta si aggiunge Cristina Celani". Federica, come detto, adora le superfici rapide e guardando il suo modo di giocare lo si nota immediatamente: sempre alla ricerca del punto col dritto "il mio colpo naturale, col quale mi sento più sicura" non disdegna alcune accelerazioni col rovescio, bimane, specialmente in diagonale "la palla viaggia molto col rovescio, ma non lo sento ancora sicuro come il dritto: ci sto però lavorando molto". Discreto tocco - proprio con una palla corta aveva concluso il match contro la Cigui - trova le maggiori difficoltà col servizio "In queste ultime partite, rispetto a quelle immediatamente precedenti, lo avverto migliorato".

Futuro. Inevitabile rivolgerle qualche domanda sulle sue prospettive, immediate e meno. "Per questa stagione mi accontenterei di raggiungere una posizione intorno al numero 450 (con la classifica del 30 luglio ricopriva la posizione numero 527 n.d.r.), cercando di collezionare i risultati necessari a partire da qui, a Gardone (ricordiamo che l'intervista è stata realizzata martedì n.d.r) e poi a Jesi, dove giocherò la prossima settimana, torneo sul quale punto molto, visto che si disputa su campi con superfici rapide. Dopodichè devo ancora decidere come programmare le settimane successive". Mentre, per quanto concerne gli obiettivi di carriera a lungo termine, Federica ci rivela che "ovviamente se dovessi indicare un torneo nel quale mi piacerebbe ben figurare, non esito nello scegliere Roma. Per quanto concerne invece la classifica, sogno di entrare tra le prime venti giocatrici al mondo. Certo, divenire una top-100 stabile non sarebbe affatto male, ma se dovessi esprimere un desiderio in termini di classifica, dico top 20"

Per una giocatrice che si muove in tornei ancora piuttosto piccoli, non è da porre in secondo piano l'importanza degli introiti economici. "Da giovane sono stata seguita per un periodo da Fabio Della Vida (noto manager a livello internazionale n.d.r.), ora ricevo un piccolo contributo dalla federazione. Sono inoltre passata da poco ad utilizzare le nuove racchette della Wilson, mentre per l'abbigliamento al momento non ho alcun legame, ma è probabile che da settembre l'Asics mi metta sotto contratto"

Prima di venire nella val Trompia, Federica non stava attraversando un buon periodo, in termini di risultati: alla finale di Quartu erano succedute le semifinali di Roma-Real, Caserta e Bals, oltre ai quarti di finale nel 25.000$ di Galatina, poi un periodo di appannamento, successivo proprio alla trasferta nell’Europa Orientale. Quando le viene ricordato la parentesi romena, lei digrigna i denti al ricordo di quella semifinale persa contro la Enache, per 6-4 al terzo set. Un'occasione sfumata. E che probabilmente ha dato il là a questo periodo negativo.

Differentemente da quanto sta succedendo invece a Gardone: la tennista laziale non era soddisfatta del suo debutto nella manifestazione, della sua condizione e non era molto serena al pensiero che al secondo turno avrebbe dovuto affrontare la francese Kildine Chevalier “Già mi ha battuto due volte lo scorso anno..” Ebbene, la latinese non solo si è limitata a superare la transalpina, concedendole la miseria di tre giochi, ma ha collezionato una serie di vittorie senza perdere set che la hanno spinta fino alla finale. La seconda finale della carriera, è bene ricordarlo.

L’augurio è che non venga ricordata soltanto per questo.


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