Federica Di Sarra
Federica Di Sarra esegue un recupero di rovescio. Per lei il torneo di Gardone val Trompia è per ora sinonimo della seconda finale in carriera.
"Non
trarre troppe indicazioni dalla partita giocata oggi". Una frase che, pronunciata
con sfumatura negativa, non ti aspetti da una giocatrice che ha appena vinto
facilmente il proprio incontro, peraltro senza grossi problemi. Eppure
esordisce così Federica Di Sarra, pochi minuti dopo aver vittoriosamente
superato il suo primo turno nel torneo Itf da 10.000 dollari di Gardone val
Trompia. Diciassette anni compiuti a maggio, Federica è una tennista relativamente
nuova, balzata agli onori della cronaca da un momento all'altro proprio in
questa stagione, dopo una finale raggiunta a Marzo nel torneo di Quartu
Sant'Elena. A dire il vero già nel passato qualche risultato di rilievo lo
aveva raggiunto, ma solo da allora la Di Sarra ha dato prova di avere quella
continuità per competere tra le professioniste.
Il
destino. Quante volte nella vita pensiamo a come sarebbero potuto andare le
cose se avessimo effettuato una scelta diversa. Lo stesso lo può fare Federica
che a quel torneo in Sardegna non doveva nemmeno partecipare. "Stavo
male, fino a poco tempo prima di partire era quasi certo che non avrei preso
parte a quel torneo. Poi all'ultimo cambiai idea". Scelta che dieci
giorni dopo seppe dimostrarsi vincente: pur partendo dalle qualificazioni, la
Di Sarra riuscì ad arrampicarsi fino alla finale, dove venne sconfitta da Anna
Floris, giocatrice molto temibile in questa tipologia di manifestazioni.
La
prima finale. Un primo piccolo passo raggiunto agli albori di una carriera che
ci si augura lunga e soprattutto piena di soddisfazioni. Ma come è cominciato
tutto? "Ho iniziato a calcare i primi campi da tennis a 6 anni nella vicina Terracina
(lei è di Fondi, sempre in provincia di Latina) col maestro Enzo Centola.
All'età di 9 sono passata sotto la guida di Floriano Salvoni, il quale, salvo
una breve parentesi in cui mi sono spostata al Parioli di Roma, è rimasto per
tutto questo tempo il mio allenatore. Ora mi alleno con lui a Velletri, con
l'aiuto anche di Riccardo Rondina (che la segue a Gardone Val Trompia n.d.r.) e
di Davide, il mio fratello maggiore. Ci alleniamo su campi in erba sintetica,
per cui col tempo ho assunto una maggiore predisposizione per giocare sui terreni
rapidi".
Nel
suo gruppo di lavoro ci sono altre giocatrici, tutte provenienti dall'est
"la giovane Albina Khabibulina, l'ucraina Irina Buryachok e la russa
Regina Kulikova sono le tenniste con cui mi alleno a Velletri, alle quali
talvolta si aggiunge Cristina Celani". Federica, come detto, adora le
superfici rapide e guardando il suo modo di giocare lo si nota immediatamente:
sempre alla ricerca del punto col dritto "il mio colpo naturale, col
quale mi sento più sicura"
non disdegna alcune accelerazioni col rovescio, bimane, specialmente in
diagonale "la palla viaggia molto col rovescio, ma non lo sento ancora
sicuro come il dritto: ci sto però lavorando molto". Discreto tocco -
proprio con una palla corta aveva concluso il match contro la Cigui - trova le
maggiori difficoltà col servizio "In queste ultime partite, rispetto a
quelle immediatamente precedenti, lo avverto migliorato".
Futuro.
Inevitabile rivolgerle qualche domanda sulle sue prospettive, immediate e meno.
"Per questa stagione mi accontenterei di raggiungere una posizione intorno
al numero 450 (con la classifica del 30 luglio ricopriva la posizione numero
527 n.d.r.), cercando di collezionare i risultati necessari a partire da qui, a
Gardone (ricordiamo che l'intervista è stata realizzata martedì n.d.r) e poi a
Jesi, dove giocherò la prossima settimana, torneo sul quale punto molto, visto
che si disputa su campi con superfici rapide. Dopodichè devo ancora decidere
come programmare le settimane successive". Mentre, per quanto concerne
gli obiettivi di carriera a lungo termine, Federica ci rivela che "ovviamente
se dovessi indicare un torneo nel quale mi piacerebbe ben figurare, non esito nello
scegliere Roma. Per quanto concerne invece la classifica, sogno di entrare tra
le prime venti giocatrici al mondo. Certo, divenire una top-100 stabile non
sarebbe affatto male, ma se dovessi esprimere un desiderio in termini di
classifica, dico top 20"
Per
una giocatrice che si muove in tornei ancora piuttosto piccoli, non è da porre
in secondo piano l'importanza degli introiti economici. "Da giovane
sono stata seguita per un periodo da Fabio Della Vida (noto manager a livello
internazionale n.d.r.), ora ricevo un piccolo contributo dalla federazione.
Sono inoltre passata da poco ad utilizzare le nuove racchette della Wilson,
mentre per l'abbigliamento al momento non ho alcun legame, ma è probabile che
da settembre l'Asics mi metta sotto contratto"
Prima
di venire nella val Trompia, Federica non stava attraversando un buon periodo,
in termini di risultati: alla finale di Quartu erano succedute le semifinali di
Roma-Real, Caserta e Bals, oltre ai quarti di finale nel 25.000$ di Galatina,
poi un periodo di appannamento, successivo proprio alla trasferta nell’Europa
Orientale. Quando le viene ricordato la parentesi romena, lei digrigna i denti
al ricordo di quella semifinale persa contro la Enache, per 6-4 al terzo set.
Un'occasione sfumata. E che probabilmente ha dato il là a questo periodo
negativo.
Differentemente
da quanto sta succedendo invece a Gardone: la tennista laziale non era
soddisfatta del suo debutto nella manifestazione, della sua condizione e non
era molto serena al pensiero che al secondo turno avrebbe dovuto affrontare la
francese Kildine Chevalier “Già mi ha battuto due volte lo scorso anno..”
Ebbene, la latinese non solo si è limitata a superare la transalpina,
concedendole la miseria di tre giochi, ma ha collezionato una serie di vittorie
senza perdere set che la hanno spinta fino alla finale. La seconda finale della
carriera, è bene ricordarlo.
L’augurio
è che non venga ricordata soltanto per questo.