Intervista: UROS VICO

Inserito il 5 dicembre 2005 15:17 da Alessandro Bianchi in Interviste
D: siamo a dicembre, puoi riassumerci la tua stagione?


Uros: allora… diciamo che sono partito bene subito a Doha dove mi sono qualificato, poi anche a Milano... giocavo bene i tornei più grossi, poi ho avuto sulla terra un periodo abbastanza negativo... sicuramente la terra è la superficie che preferisco di meno, però diciamo che quest’anno non ho giocato particolarmente bene e poi da quando è iniziata l’erba devo dire che sono contento di come ho giocato ma sicuramente potevo vincere diverse partite magari lottate che alla ine ho perso. Però quest’anno è la prima volta che mi qualifico in un torneo ATP e ci sono riuscito quattro volte, ho giocato i tornei più grossi, ho giocato solo un futures per il resto ho giocato tutti challenger e atp quindi almeno da quella parte sono soddisfatto, tra le cose devo migliorare senz’altro il mio ranking

D: il tuo incontro più bello dell’anno?

Uros: le 2 partite in cui mi sono qualificato quando ho vinto con Mahut e poi con Tipsarevic, ma forse alla fine la migliore che ho giocato è stata con Baghdatis al challenger che poi la settimana dopo ha fatto finale a Basilea.


D: il rimpianto dell’anno?

Uros: magari di essermi fatto male e di non essere andato agli US Open su una superficie veloce dove posso fare bene, il rimpianto è che bisogna trovare la continuità per giocare bene sempre durante tutto l’anno.


D: la prossima stagione dove inizierà? Se puoi dirci i prossimi mesi dove pensi di andare…

Uros: adesso mi allenerò un po’ anche perché ho finito ieri la stagione giocando la serie A, non ho ancora deciso ma credo che quest’anno andrò direttamente in Australia, farò un torneo prima degli Australian Open, adesso vedrò se giocare Nuova Caledonia o Adelaide, però non credo di iniziare da Doha.


D: hai obiettivi di classifica?

Uros: si pongono sempre degli obiettivi, quest’anno è il secondo anno di fila che chiudo nei 200, se riesco a trovare magari la continuità di  giocare sempre bene sicuramente posso scendere. Poi, ripeto, la classifica dipende sempre dalla continuità con cui uno gioca, dire adesso 150 o 130 secondo me non ha tanto senso, l’importante è giocare e poi si vedrà nel finale cosa succede.


D: cosa ne pensi del doppio, delle nuove regole che hanno introdotto? Sembra quasi che piano piano lo vogliano far sparire, tanto che John McEnroe pare voler tornare in doppio a San Jose con Bjorkman, giusto per far parlare di questa disciplina. Tu cosa ne pensi? Comè il tuo rapporto col doppio?

Uros: il doppio io lo gioco sempre molto volentieri, anche quest’anno ho giocato di più rispetto al passato, è divertente, è diverso dal singolo, il problema doppio esiste sicuramente perché anche gli organizzatori ci rimettono e giustamente il doppio non è seguito ovviamente come il singolo e quindi loro che ci mettono i soldi ci perdono. Con le nuove regole stanno cercando di cambiare ma ormai hanno fatto troppi cambiamenti, anche con la classifica, hanno messo la classifica del singolo, secondo me non c’è molto da fare, è una cosa già scritta nel senso che pian piano il doppio và a scomparire, l’unica cosa che secondo me si potrebbe fare è ridurre le coppie, perché sono troppe quindi magari uno giocherà di meno. Questa regola secondo me del no-advantage sono tutte cavolate perché secondo me sfalsa la partita perché se c’è il punto secco sul 40 pari come fai a decidere chi risponde?... quindi è brutto.


D: un’ultima cosa, che lavoro svolgerai in quest’ultimo mese pre Australia?

Uros: la stagione è stata lunga, niente adesso ti alleni come fanno tutti. L’importante è lavorare bene fisicamente perché poi la stagione è lunghissima, dura undici mesi quindi dovrai lavorare un po’ fisicamente però non c’è neanche tanto tempo perché comunque ci saranno tre, massimo quattro settimane quindi dev’essere un lavoro molto concentrato e niente, poi si riparte con la stagione nuova.


Un ringraziamento personale ad Uros che si è dimostrato estremamente simpatico e disponibile anche perché era la mia prima intervista.

MATTEO VENERI


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