Gianluca Moscarella: "Per arbitrare ci vuole molta passione"

Inserito il 5 settembre 2009 18:47 da Matteo Veneri in Interviste
A Como abbiamo intervistato Gianluca Moscarella, uno dei migliori, se non il migliore, tra gli arbitri di tennis che c'e' in questo momento in Italia. Gianluca ci ha parlato della sua carriera, del mondo dei giudici di sedia in Italia, ed in generale sul tennis italiano.

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Intervista realizzata da Matteo Veneri.

Un professionista impeccabile, rispettato da tutti i tennisti nei tornei, che riesce a essere sempre simpatico e disponibile, e allo stesso tempo serio e ligio nella sua professione di arbitro. Il migliore che abbiamo in Italia, dopo il "ritiro" di Romano Grillotti, stiamo parlando di Gianluca Moscarella.

Gianluca, parlaci del tuo ruolo..
Sono un arbitro certificato internazionale, sono 'Silver badge'. Esistono diverse certificazione in ambito internazionale, White, Bronze, Silver e Gold, il massimo è ovviamente Gold, io sono un gradino sotto, Silver.

Più o meno quanti tornei arbitri all'anno?
Negli ultimi 4/5 anni ho fatto una media di venti tornei all'anno.

Che tornei arbitri?
Negli ultimi anni arbitro a livello Challenger come minimo, a qualsiasi livello, quindi partendo dai 30.000 fino ai 125.000$. Faccio tornei Atp e lavoro anche nei tornei dello Slam.

Quando hai cominciato a intraprendere questo lavoro?
Ho cominciato quando ero molto giovane, molto presto, ed è stato un vantaggio da una parte e un limite dall'altra. Un vantaggio perchè mi ha dato l'opportunità di iniziare presto e di poter accumulare molta esperienza; però essendo molto giovane è più facile fare errori, e si ha quindi bisogno di più tempo per capire e correggere gli aspetti soprattutto caratteriali che per un arbitro sono fondamentali nella crescita. Ho iniziato a 16 anni.

Con che tornei hai cominciato?
Tutti gli arbitri nazionali cominciano con le attività nella propria regione, nel caso specifico io vengo dalla Lombardia, e allora arbitravo i tornei di C e la SerieB a squadre. Poi piano piano ho cominciato ad arbitrare le qualificazioni dei satellite (che ormai non ci sono più, ci sono i futures), e poi ho cominciato a farmi conoscere e piano piano salire di livello.

Oltre a te in Italia quali sono i migliori arbitri?
La qualità è molto alta in questo momento, esistono molti buoni ufficiali di gara. Ci sono io, c'è Nicholas Stellabotte, Anna Durante, Raffaella Seri, poi c'è Romano Grillotti che è stato uno dei più grandi arbitri del mondo, oggi la sua carriera è in fase terminale poichè ha deciso lui di interrompere la sua attività. Ci sono molti ufficiali di gara italiani con certificazioni alte, però anche dietro di noi ci sono arbitri veramente molto bravi.

Per fare questo lavoro è comunque essenziale la passione per il tennis, giusto?
Principalmente non può essere considerato un lavoro, all'inizio è certamente un hobby. Difficile fare del tennis un lavoro, richiede veramente tantissimi anni, tanta passione, e poi non è detto che possa diventare un lavoro. Alla base ovviamente, come benissimo sai tu che sei un giornalista, c'è un discorso di passione. E' la passione che ti porta a cominciare, è la passione che ti fa vivere magari situazioni non proprio piacevoli, ma è quella che ti sorregge durante la strada.

Per la maggior parte questo è comunque un secondo lavoro..
Assolutamente si, è un hobby lavorativo.

L'anno scorso hai arbitrato le Paralimpiadi, che esperienza è stata?
Un'esperienza bellissima. Io non avevo alle spalle una grande esperienza del mondo paraolimpico, io ho fatto la finale di singolare dei gioci paraolimpici di Pechino, che è sicuramente il più grosso risultato come arbitro in termini di attività olimpica, non farò mai una finale olimpica come arbitro, quindi è certamente un ottimo risultato. Ho un ricordo bellissimo, straordinario, di atleti che con grande dignità affrontavano le partite dando il massimo di loro stessi. Credo che veder giocare il "Wheelchair" possa essere un grande insegnamento per chi ha la grande possibilità di giocare a tennis senza problemi fisici, e possa insegnare molto ai giocatori.

I tuoi giocatori preferiti? Segui anche il tennis femminile?
Si, il tennis lo seguo in generale. In passato quando ero giovane ho amato molto Boris Becker, mi è sempre piaciuto come giocatore e come carisma, l'ho sempre trovato un tennista di grande potenza e classe, ma soprattutto un tennista che riusciva a comunicare al pubblico. Dopo Becker ho fatto un pò fatica a innamorarmi di un tennista, un arbitro non può innamorarsi di un tennista, però se devo dirti la verità veder giocare Federer in qualche partita mi ha veramente entusiasmato e riconciliato con il tennis.

Un commento sul momento del tennis italiano. A breve rischieremo di non avere nessuno nei primi 50 del mondo.
Molto difficile per me fare commenti sui tennisti italiani perchè alla base c'è grande affetto. Io conosco tutti questi ragazzi da tantissimi e anni, e credo di essere cresciuto con loro. Quando io ho cominciato ad arbitrare a sedici anni Volandri, Starace, Aldi, Seppi, Bolelli giocavano i satelliti, i futures e i challenger, quindi conosco questi ragazzi dall'inizio. Auguro a tutti il meglio, purtroppo non è facile avere i campioni come Federer, quelli te li manda il buon Dio. In Italia però secondo me tanto è stato fatto per costruire ottimi giocatori, e adesso siamo sulla strada giusta, credo che fra 2/3 anni si possa vedere il frutto di tutti questi tornei professionistici che oggi vengono organizzati in Italia.

Un consiglio ai giovani arbitri per cominciare questo lavoro/hobby?
Mi viene chiesto spesso questo, e io sono solito rispondere che alla base ci vuole sempre molta passione, non è il denaro che ti spinge. L'inizio è molto duro, perchè ci vuole molta passione per andare la domenica mattina ad arbitrare nei circoli, non devono pensare di fare subito grandi cose, devono prendere partita dopo partita cercando di imparare dai propri errori, perchè gli errori sono all'ordine del giorno, e avere molta fiducia. Bisogna lavorare tanto per crescere come arbitri. Si devono impararare le lingue, l'inglese come minimo, però più lingue straniere si parlano meglio è, e bisogna avere molta disponibilità a viaggiare. Questo è un momento in Italia in cui abbiamo bisogno di cercare nuovi arbitri. Abbiamo un'attività sia nazionale che internazionale molto ricca, quindi è molto facile per un giovane con voglia e passione avere opportunità.

Qualche aneddoto particolare da raccontarci?
Aneddoti ce ne sarebbero a migliaia da raccontare. Io credo che per un arbitro l'importante nel tempo è acquisire il rispetto dei giocatori, principalmente come persona, e poi in campo. La cosa più importante è riuscire ad essere onesti, perchè l'onestà ti fa ammettere i propri errori, ed è una cosa che i giocatori accettano e apprezzano molto. Un arbitro che non riconosce i propri errori farà poca strada. Un arbitro che è invece disponibile ad accettare i propri errori farà acquisire nel tempo il rispetto dei giocatori.

Quali sono in giro per il circuito i migliori tornei in termini di atmosfera?
In Italia ce ne sono molti. Molto bello il Challenger di Torino, così come quello di Milano, location fantastica, poi mi piace molto Cordenons. Poi in giro per il mondo ci sono gli Slam, io ho lavorato in Australia, a Parigi cinque anni, sono molto belli. Come Atp Tour Bastad è stupendo, in Svezia, e Roma è assolutamente tra i più belli al mondo.

E i peggiori? Magari ad inizio carriera..
I peggiori non è carino dirlo però magari i tornei che non hanno grande montepremi hanno difficoltà a dare un appoggio ai giocatori e agli arbitri come ospitalità e come attività, ma non perchè non vogliono ma perchè non ne hanno i mezzi economici. Quindi è chiaro che più il torneo ha possibilità economiche più può offrire ai giocatori un supporto. Però alla base di ogni circolo c'è la passione, e i giocatori questo lo sentono. Quindi se trovano un circolo dove c'è molta passione e da il meglio di sè, questo loro lo apprezzano molto.

Un ringraziamento a "Mosca", molto gentile e disponibile, e al supervisor Atp Stephane Cretois che ci ha permesso di realizzare l'intervista.

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