Rafael Invincibile

Inserito il 1 febbraio 2009 21:33 da Vincenzo Ressa in Internazionale
Terzo appuntamento dell' anno con la rubrica domenicale, oggi si e' assegnato il primo Slam della stagione.


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A Flinders Park, sono le sette e mezza di sera, una delle ultime dell’estate australe che pian piano si spegne mentre si accendono i riflettori della Rod Laver Arena.
Entra per primo il secondo del ranking, Federer e per secondo il primo, Nadal.

L’elvetico dallo stile immacolato, talento puro e illibato affronta la sua nemesi, la sua antitesi, il suo incubo peggiore, il suo incubo spagnolo, un ragazzo campione che combatte su tutte le palle, uno spirito libero dalla psiche inscalfibile che corre senza pensieri rincorrendo le sue invenzioni, i suoi recuperi, i suoi passanti.


Il copione lo conosciamo già, i due attori lo sanno ormai a memoria: il mancino asfissia il destro, il suo dritto contro il rovescio.
 Il maiorchino parte forte, aggressivo, sempre in spinta e sul due a quattro recupera il servizio ceduto con due passanti in precario equilibrio, vincenti. La battuta non assiste il numero due e il dodicesimo gioco è l’ultimo della prima partita.

Nel secondo  set, servendo avanti tre a due Rafael commette l’errore di arretrare di un passo lasciando giocare lo svizzero il quale non ha problemi a infilare quattro giochi in fila mentre l’altro sussurra ai giudici di linea. Uno pari dopo due ore.

Nel terzo parziale dopo otto turni di servizio candidi, Federer ha tre possibilità di break consecutive e altre tre sul cinque pari; lo spagnolo sembra sull’orlo del baratro e tutti si attendono un crollo verticale, del tutto auspicabile dopo i trecentoquattrordici minuti di lotta con Verdasco.
Nadal non è d’accordo, annulla le sei possibilità elvetiche comandando sempre lo scambio e smarrisce solo tre punti nel gioco decisivo. Due a uno.

La quarta partita vede lo svizzero subito avanti due zero e servizio, perso lo svantaggio iniziale Federer salva con coraggio due tentativi di fuga avversari e chiude il quarto set come il secondo: seitre. Due pari, final set.

Il pubblico freme, sente il profumo di un finale epico, una lotta strenua all’ultima palla, attende altri colpi incredibili da applaudire.  Non avverrà.
Sul due uno Spagna servizio Svizzera si spegne la luce.

Federer non ne ha più, non riesce a caricare sulle gambe nel giocare il suo rovescio monomane, il piede destro non è più ben puntato a terra; si susseguono sei errori agghiaccianti, atroci, orripilanti e soprattutto consecutivi che chiudono il match perché Nadal  infierisce sulla ferita aperta come uno squalo assetato di sangue.
Non è possibile stare dietro per quattro ore e mezza alle terribili uncinate spagnole, ubriache d’effetto mancino; Federer non ci è riuscito, il santo servizio non lo ha assistito.
Il giocatore di Manacor ha ancora benzina e il break conquistato nel quarto gioco accende il fuoco nei suoi occhi, sente la vittoria avvicinarsi, vede l’avversario con lo sguardo perso nel vuoto che barcolla tra un punto e l’altro, lo ha distrutto, lo strapotere è totale.

L’ultimo punto è emblematico, lo svizzero spinge con il suo dritto, una, due, tre, quattro volte e poi sbaglia, la palla è lunga e Nadal è lungo per terra. E’ il campione degli Open di Australia.


Arriva Rod Laver con il trofeo in mano, Nadal lo addenta, è il sesto dello Slam per lui.
Piange Roger, non trova le parole, ci credeva. Arriva lo spagnolo a consolarlo, i due si abbracciano.


Abbiamo un nuovo dominatore, un nuovo Re.
 ” Now the old King is dead. Long live the King” cantano i Coldplay, Viva la Vida, Viva il Tennis.

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