Brett uno, Ancic zero

Inserito il 9 febbraio 2009 13:44 da Vincenzo Ressa in Internazionale
A Zagabria alza il trofeo Cilic, il secondo dell’anno. Si è giocato anche a Johannesburg e a Vina del Mar.

TennisTeen - Image Correva l’anno duemiladue e in un pomeriggio assolato di giugno tra il verde dell’All England Club Mario Ancic, uno spilungone croato dai lineamenti ancora infantili, batteva Roger Federer, uno svizzero che l’anno prima aveva osato sconfiggere il sette volte campione a Londra, Pete Sampras.
Fu un tre set a zero, in scioltezza; a suon di serve and volley il diciottenne di Split incantava il pubblico inglese giocando un tennis pulito e sempre proiettato verso la rete; ma da allora è cambiato molto, quasi tutto.

Col passare degli anni la teoria lo ha spinto a dover cambiare: Ancic è diventato un fondocampista dal gran servizio, un brutto miscuglio, un giocatore che non si lascia più vedere volentieri.
Nonostante ciò, la tenacia, la voglia di lottare e la mentalità vincente lo portarono ad essere il settimo giocatore del ranking il dieci luglio del duemilasei: era merito di Bob Brett, forse il miglior allenatore in circolazione se non ci facciamo sentire da Brad Gilbert.
Abbandonandolo Mario ha forse fatto l’errore più grosso della carriera e la mononucleosi in una forma piuttosto grave è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Oggi, nella finale del torneo indoor di Zagabria, l’allenatore australiano era sulla panchina avversaria, quella del ventenne Marin Cilic che ha messo in bacheca il secondo titolo dell’anno dopo quello conquistato a Chennai. Un match senza storia, seitre seiquattro per il più giovane dei croati il quale ha trovato in Brett l’uomo giusto per la scalata alla top ten, obiettivo che raggiungerà a breve termine secondo l’opinione del sottoscritto.

Cilic è il classico giocatore moderno, è il Del Potro dei Balcani, ha due fondamentali di altissimo livello, il rovescio è il suo colpo naturale giocato(neanche a dirlo) a due mani e con buon anticipo, servizio ottimo dai centonovantotto centimetri e ancora migliorabile, tiene lo scambio a ritmo sostenuto con disinvoltura ed è capace di muovere l’avversario grazie ad una notevole visione del campo. Non è in grado minimamente di cambiare ritmo e rotazioni, ma il suo picchiare forte fa male a molti.
L’omologazione delle superfici lo aiuterà non poco e la solidità mentale unita ad una nuova consapevolezza nei propri mezzi infusa dal coach australiano lo faranno rimanere in alto nel ranking per molto tempo.

Magari a molti piacerà, a me no.
Un mondo di Del Potro, di Djokovic, di Cilic,di Tomic lo vedo duro da digerire. Ohmiodio.


Johannesburg, Sud Africa
Nella terra dei diamanti trionfa Jo-Wilfred Tsonga, prima testa di serie, battendo in finale il connazionale Chardy in due set. Torneo di rara bruttezza sia per il campo dei partecipanti sia perché in pratica si è giocato in un cantiere a cielo aperto.
Se non altro abbiamo la conferma che Ferrer ormai non vince neanche quando si entra in lotta, mentre Tsonga dopo una settimana di vacanza agonistica è atteso nei quarti a Rotterdam dove affronterà, a meno di clamorose sorprese, Rafael Nadal.


Vina del Mar, Cile
Per dovere di cronaca si è disputato un altro Atp250, a Vina del Mar, classico torneo giocato e vinto dal giocatore di casa Fernando Gonzalez, ormai forte solo con i deboli (e zerbino coi potenti cit.). In finale ha lasciato quattro giochi ad Acasuso.
Poco da dire, meglio così.


Italiani male, malissimo.
Cinque giocatori impegnati nei tre tornei settimanali, una sola vittoria, di Starace.

Italiane bene, benissimo.
Asfaltare cinque a zero le francesi a casa loro fa sempre piacere.
Allez.

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