Andrew Murray, la nuova stella inglese

Inserito il 28 agosto 2005 16:01 da Matteo Rinaldi in Editoriali
Quando il trofeo di Wimbledon tornerà tra le braccia di un giocatore britannico? Dopo Henman, tutti gli occhi sono rivolti su Andrew Murray
Quando tutta una nazione ti sta col fiato sul collo e attende i tuoi risultati come nuove dal Messia, fare anche le cose più semplici diventa davvero difficile. Per quanto sia indispensabile il tifo per ogni tennista, sappiamo con certezza che certe forme di supporto possono risultare alla lunga dannose per il tennista stesso. Capita, dunque, che giocatori che potrebbero essere additati tra i favoriti, finiscano per essere assorbiti da una spirale di attese e deterrenti psicologici, tali da renderli sin dalle prime battute dei vari tornei meno temibili. Un caso eclatante nel tennis femminile è Amelie Mauresmo, che con il suo gioco brillante mai riesce ad imporsi in un torneo dello Slam, e spesso, nello Slam di casa, rimedia delle figure tennisticamente inconcepibili.
Alla stessa stregua, ma forse con minori problemi da un punto di vista mentale, si può mettere Tim Henman, che dal lontano 1996, anno in cui riuscì a Wimbledon ad eliminare all’esordio la testa di serie numero 5 Yevgeny Kafelnikov e a spingersi fino ai quarti di finale, è annualmente soggetto ad autentiche pressioni, che come unico denominatore hanno il trionfo nello Slam sull’erba. Purtroppo il buon Tim, in questi 10 anni, non è mai riuscito a raggiungere l’atto finale – ma ha in bacheca ben 4 semifinali- e l’eliminazione prematura di quest’anno pone, con ogni probabilità, fine ai suoi sogni di gloria. Chimera ipotizzarlo protagonista negli anni futuri, e forse questo è stato recepito anche dal pubblico britannico, il quale può già gioire per la nascita di una nuova stellina: Andrew Murray.
Andrew Murray nasce a Dunblane, una città immersa nel verde della Scozia, una delle tante città scozzesi da un punto di vista paesaggistico, ma con una tragica peculiarità. Tante volte strane coincidenza stanno alla base della nostra vita, e pure quella di Andrew non è da meno.
Torniamo indietro al marzo del 1996, quando Andrew frequentava la scuola elementare nel suo paese nativo, come tutti i bambini della sua età. Un giorno come gli altri poteva sembrare. Camminava il piccolo Murray, spensierato come lo si è solo a quell’età con i quaderni sotto il braccio, quando si trovò davanti un professore che gli intimò di seguirlo e lo chiuse a chiave dentro l’ufficio del preside: ma perché, si chiedeva il piccolo Andrew, cosa stava accadendo, come mai tutta questa concitazione?
La promessa britannica non sapeva che nel frattempo, nella palestra della stessa scuola, era entrato un noto boy-scout, Thomas Hamilton, conosciuto ai più come organizzatore di gite per i bambini; era armato, Hamilton, e teneva in ostaggio i ragazzi della classe prima: li uccise tutti e 16, compresa la maestra. Poi si suicidò.

Di quel giorno ricordo poco. So che ho realmente capito l’enormità di quello che era successo solo tre o quattro anni dopo, quando il peggio era passato, la gente cominciava pian piano a riprendersi e la vita a tornare alla normalità

Andrew ne uscì illeso da quell’aggresione, e, come dimostra il discorso sopra riportato, non ebbe nemmeno grossi danni psicologici che gli impedirono di continuare una vita sostanzialmente tranquilla.
Spostiamoci ora avanti di 8 anni e 6 mesi e ritroviamo il giovane britannico trionfare nell’Open degli Stati Uniti juniores, concedendo ben poco agli avversari (un solo set) e regolando alcuni giovani emergenti come Del Potro (umiliato al primo turno), Zverev e , in finale, Stakhovsky. La vittoria di Murray, oltre ad un significato prettamente tecnico, era piuttosto singolare anche da un punto di vista umano: infatti in quei primi giorni di settembre, si stava consumando a Beslan, nella Russia meridionale, una delle peggiori stragi che la guerra ceceno-russo ricordi. Alcuni guerriglieri ceceni, entrati in una scuola russa, fecero una strage di giovani vite: evidente come la cosa potesse ricordare da vicino quanto accade a Dunblane meno di un decennio prima e che trovava tra i suoi protagonisti anche lo stesso tennista fresco vincitore di Slam junior. All’atto della celebrazione del titolo, Andrew non potè non spendere due parole su questi fatti e su queste atroci coincidenze che ogni tanto si pongono come ostacoli nella vita di ognuno di noi
La dedica ed il pensiero a quei bambini fu suggestivo, e ci fece immediatamente capire quanto fosse maturo Andrew, nonostante la giovane età: anche se, il suo iter tennistico, aveva già fatto emergere grande attitudine al tennis professionistico.
Murray, infatti, con il suo gioco molto solido da fondo campo, già nel 2004 ha fatto incetta di titoli a livello future (ben 4) e quest’anno, sfruttando la stagione sull’erba inglese, ha cominciato a mettersi in mostra sotto gli occhi del grande pubblico: al Queen’s battendo Ventura e Dent, prima di arrendersi dopo una maratona contro Thomas Johansson; medesimo cammino a Wimbledon, dove si arrende al quinto set contro Nalbandian, dopo aver eliminato nettamente Stepanek e Bastl.
La stoffa c’è tutta, basterà aspettare per vedere se gli inglesi potranno continuare a sognare ad occhi aperti di aver trovato il vero erede di Fred Perry




SCHEDA DI ANDREW MURRAY


Data di Nascita: 15 maggio 1987
Luogo di Nascita : Dunblane, Scozia
Residenza: Barcellona, Spagna
Altezza: 185 cm
Peso: 68 kg
Tipo: Destro, Rovescio a due mani


CHALLENGER: 7-9
FUTURE: 42-10
ATP EVENTS: 2-2
GRAND SLAM: 2-1

Titoli vinti :2004: Spagna F17, Italia F22, Spagna F34, Spagna F34A
2003: Gran Bretagna F10
Vincitore degli U.S. Open Junior nel 2004


TENNISTEEN.IT - Luca Brancher

Iscriviti alla newsletter

Indirizzo email

Nome