Andreas Seppi: un Top-20 a 360°

Inserito il 23 gennaio 2013 14:51 da Davide Paganin in ATP e dintorni
seppi 3Con l'eliminazione negli ottavi di finale degli Australian Open dei diretti inseguitori Stanislas Wawrinka, Kei Nishikori e Kevin Anderson, è matematico l'ingresso di Andreas Seppi tra i primi venti giocatori del ranking mondiale. Esaminiamo il percorso verso il traguardo del numero 1 azzurro insieme.

Foto Ray Giubilo

Finalmente è ufficiale: Andreas Seppi è un top-20.

Quanti tifosi ci avevano sperato, magari già da diversi anni? Diversi sono stati i momenti in cui l'altoatesino sembrava poter agguantare la posizione di classifica tanto ambita, salvo poi dover rimandare il tutto più avanti nel tempo.
 
Si può cominciare dal 2007, quando Seppi raggiunse la finale al Challenger di alto livello di Sunrise e soprattutto la prima finale sul circuito maggiore a Gstaad, quando si lasciò sfuggire il titolo dopo un sacco di occasioni mancate contro il francese Paul Henri Mathieu. Quell'anno Andreas diede le prime avvisaglie di potenziale top-20, battendo anche chi in quella classifica ci era stato e ci stava, come Marcos Baghdatis, Juan Carlos Ferrero ed Ivan Ljubicic.

Subito dopo arrivò il 2008, il primo anno veramente regolare sul circuiito ATP, iniziato col botto sconfiggendo Lleyton Hewitt e Rafael Nadal a Rotterdam. E' stata la stagione del primo titolo ottenuto nel circuito Challenger, battendo Fabrice Santoro e poi Julien Benneteau nella finale di Bergamo. Ma poi si cominciò a guardare veramente in alto soprattutto in classifica, dopo il grande exploit, tutt'ora il migliore in carriera nella categoria, nel Masters Series di Amburgo, dove arrivò in semifinale. Seguirono i terzi turni a Wimbledon, Cincinnati e US Open, che proiettarono il nostro all'interno della top 30, esattamente alla posizione numero 27 ATP. Ormai la top 20 sembrava vicina.

Poi invece le cose andarono diversamente: tra 2009 e 2010 la resa di Seppi invece di migliorare subì prima una battuta d'arresto e poi un brusco crollo, con addirittura l'uscita per qualche settimana dai primi 80 giocatori del mondo. Mancavano le vittorie importanti, poichè Andreas, pur vincendo con una certa regolarità contro gli avversari inferiori a lui, sembrava non essere più in grado di vincere una partita contropronostico, limitandosi ad uscire quindi entro i primi 3 turni di tutti i tornei, molto spesso fermandosi al secondo.

Nel 2011 finalmente ha ricominciato a brillare un barlume di speranza: Andy, oltre ai Challenger di Bergamo e Mons, alzava il primo trofeo vinto finalmente sul circuito maggiore, risultato tra l'altro storico in quanto primo azzurro a riuscirci sull'erba, in quel di Eastbourne. La classifica tuttavia non riusciva ancora a decollare, a causa dell'incostanza del tennista di Caldaro che concentrava i suoi exploit in poche determinate settimane della stagione.

Poi la migliore stagione, il 2012. I due titoli sulla terra di Belgrado e sul cemento indoor di Mosca, un'altra finale indoor a Metz e sull'erba a Eastbourne, mostrando finalmente di essere un giocatore di alto livello nei tornei 250, oltre che su tre condizioni e superfici di gioco differenti. 
Tornarono anche le grandi vittorie nei tornei importanti, con il top-10 John Isner e Stanislas Wawrinka battuti nella strada verso i quarti al Masters 1000 di Roma, e le prove di forza con Mikhail Kukushkin e Fernando Verdasco per raggiungere gli ottavi al Roland Garros, prima volta in carriera nella seconda settimana di una prova del Grand Slam. E che prova diede: fece vacillare il numero 1 del mondo e dominatore del circuito Novak Djokovic, salendo 2 set a 0 ed arrivando a 6 punti da uno storico successo fino al 5-5 del quarto set, cedendo poi solo nel quinto ma lottando fino alla fine. Sembrava arrivato definitivamente il momento per la top-20, visto che il livello ormai c'era e per la classifica mancava veramente poco. 

Ma ancora non bastò, e per un motivo principalmente: una totale debacle ogni volta che si giocava sul cemento outdoor. Secondo turno a Cincinnati ed Indian Wells, poi il vuoto: subito fuori a Sydney ed agli Australian Open, sconfitte brucianti a Miami per mano di Bautista-Agut ed al Masters 1000 di Toronto contro la wild card Vasek Pospisil. Ancor di peggio se possibile fece agli US Open, quando non entrò nemmeno in partita contro Tommy Robredo, lontano parente di quello che fu ma soprattutto da poco rientrato nel circuito dopo un infortunio, giocando tra l'altro unicamente Challenger sulla terra rossa. Una delusione che si accoppiò con quella cocente del primo turno di Wimbledon, quando Denis Istomin infranse ogni sogno di gloria battendo Seppi 8-6 al quinto dopo che il nostro aveva servito per il match. 

La situazione era di stallo, con Andreas ormai top 30 stabile e competitivo su tre superfici: terra rossa, erba e cemento indoor. Ma completamente nullo sul cemento, dove tra 2 Slam e 4 Masters 1000 si giocano troppi punti importanti per chi vuole sperare di entrare nei primi 20 e rimanerci.
Insomma, per il momento avevamo un giocatore a 270°, al quale mancavano ancora nella panoramica del suo gioco quei 90° (a livello di tecnica e mentalità) per riuscire definitivamente a sfondare ad alti livelli, visto e soprattutto che sul cemento si gioca per la maggior parte della stagione. 

Il muro è stato finalmente abbattuto in questo inizio di 2013. Nonostante le tre sconfitte arrivate in Hopman Cup, Seppi si è mostrato in una forma completamente nuova all'ATP 250 di Sydney, dove giocò come mai prima sul cemento. Dopo aver domato Marcel Granoellers nei quarti (vendicando la sconfitta degli US Open 2011), l'azzurro disputò un match di altissimo livello nella semifinale con Bernard Tomic, uscendo sconfitto solo di misura, in parte anche per colpa di una clamorosa chiamata penalizzante nel tiebreak. 

Poi finalmente l'exploit in un grande torneo sul cemento, gli Australian Open. Vendetta su Istomin in cinque set al secondo turno, poi prova di costanza e di forza contro Marin Cilic per approdare agli ottavi, resistendo nei momenti avversi ed approfittando dei primi passaggi a vuoto degli avversari, pur tecnicamente molto a loro agio su questa superficie.
Gli ottavi nello Slam australiano, per come sono arrivati, probabilmente sono il più bel risultato della carriera Andreas, e non solo perchè hanno concesso l'accesso matematico nei top-20 della classifica ATP. Hanno sfatato un tabù che si temeva sarebbe durato per sempre come una macchia nella carriera dell'altoatesino, che ora invece apre orizzonti anche migliori davanti a sè.

Ora abbiamo un giocatore che ha migliorato tutti i colpi, procurandosi nel tempo un servizio sempre più valido e nelle ultime uscite anche un dritto incisivo come non mai, capace di aprire il campo e sfondare le difese avversarie a suon di vincenti. 
Non solo. Andreas anche nelle situazioni difficili (come contro avversari solidissimi al servizio come Istomin, Isner e Cilic) riesce a rimanere sempre attaccato al match, costringendo l'avversario a fare sempre qualcosa in più  e prevalendo poi dopo essere stato ad un passo dalla sconfitta, attendendo e sfruttando il passo falso degli avversari.
Quante di queste vittorie: da 2-5 sotto al terzo set nella semifinale di Belgrado con David Nalbandian, con Stanislas Wawrinka a Roma e Martin Klizan a Parigi Bercy, sotto di un break nel quinto set con Cilic qui a Melbourne, costretto a rispondere per rimanere nel match per ben due volte contro Thomaz Bellucci nella finale di Mosca. 

Insomma, un giocatore tecnicamente valido, lottatore e finalmente competitivo veramente su tutte le superfici.

Finalmente abbiamo un top-20, a 360°.


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