La paternità cambia le persone?

Inserito il 8 novembre 2005 19:29 da Redazione in ATP e dintorni
L’hanno sempre dipinto come un cane rognoso, stizzito e grintoso. Lleyton Hewitt per anni ha recitato la parte come nessun altro attore al mondo avrebbe fatto al suo posto, ma chi si fosse avvicinato al tennis solo negli ultimi mesi stenterà a credermi quando dico che il canguro australiano è diventato un’altra persona.
Una persona grande, un uomo maturo, insomma un padre di famiglia, che è poi quello che si appresta a diventare. Un padre, appunto, prima che un grande giocatore. Già, perché è di poche ore fa la notizia che Lleyton, pur di stare vicino alla moglie, sposata a luglio in una cerimonia con pochi intimi, rinuncerà alla Masters Cup di Shanghai per la paternità che dovrebbe arrivare a breve.
Hewitt che rinuncia ai soldi, Hewitt che rinuncia a ciò che lo ha reso famoso, Hewitt che rinuncia alla lotta… per diventare padre. Per molti, me compreso, potrebbe sembrare una cosa normale, ma chi l’avrebbe mai detto di uno come lui?
L’annata di Hewitt è stata contrassegnata da diverse vicissitudini. Dopo le finali in Australia e ad Indian Wells, infatti, è stato costretto ad uno stop di circa 3 mesi per un problema ad un piede, quindi la successiva rottura della costola in un incidente domestico. Tornato a Wimbledon, il canguro aussie ha comunque fatto vedere di non aver affatto perso il mordente, e di essere sempre pronto a dire la sua nelle occasioni importanti. Poi, nell’estate sul cemento nord-americano, ha giocato molto poco, ma ha comunque trovato modo di esprimersi ai suoi livelli giocando la semifinale a New York contro Roger Federer, no. 1 del mondo dal quale aveva già perso la finale dell’anno precedente. Da Flushing Meadows ad oggi, il vuoto. Hewitt ha scelto la strada del silenzio: pochi clamori, pochi riflettori ma tanta saggezza. Ha scelto la via più giusta per sé, per la moglie e per la sua famiglia: adesso, quando tutti si aspettavano che sarebbe andato a Shanghai per prendere parte all’evento più importante, in termini economici, del circuito ATP, ha deciso di dire no per stare vicino alla moglie in dolce attesa. Un uomo, dunque, prima che un gran giocatore. Perché non è facile rinunciare ad un evento di quella portata, anche se ti chiami Hewitt, anche se in carriera hai già vinto tutto quello che dovevi vincere e anche se il problema economico, se proprio lo vogliamo chiamare così, è appunto l’ultimo dei tuoi problemi.
Uno Hewitt, dunque, nel complesso più umano: personalmente me ne accorsi già a Cincinnati e a New York, quando in diverse occasioni, pur sottotono e con prestazioni al di sotto delle aspettative, era riuscito a rimontare senza gran parte di quei rognosissimi C’mon che, se in Australia sono concessi e non fanno altro che alzare l’hype dello show, in altri posti sono mal visti soprattutto nei confronti degli avversari. Hewitt si è forse accorto di non essere più quel giovanotto arrogante e presuntuoso che ogni 3x2 si metteva a fare polemica con tutti, se la prendeva col mondo in perfetto stile Connors o McEnroe. Sì, lui è proprio cambiato. Ora è un uomo maturo, è il ragazzo che da tempo tanti si aspettavano diventasse. Se prima non odiarlo era quasi impossibile, ora non stimarlo sarà difficile. Un plauso a Lleyton…

Andrea Gallina per TennisTeen.it

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