Italuomini....cronaca di una lenta risalita

Inserito il 13 gennaio 2006 17:39 da Matteo Rinaldi in Il punto
Dal 2003 ai giorni nostri....i nostri rialzano la testa




Gli appassionati di tennis italiano(che malgrado le maldicenze c'erano,ci sono e ci saranno sempre)sicuramente hanno visto negli anni scorsi messa a dura prova il loro tifo e la loro passione.


Come giustamente ha detto più di una volta Rino Tommasi,i grandi risultati in Davis sul finire degli anni '90 coprivano i problemi del nostro tennis:carenza di giocatori e pochissime prospettive future.


In campo femminile bene o male ci siamo sempre difesi mentre in campo maschile la situazione ad un certo punto era tra il tragico ed il comico e non bisogna tornare molto indietro col tempo,meno di 3 anni fa. Ad Aprile 2003 il ranking ATP recitava(Sanguinetti n.81,Gaudenzi 116,Volandri 128,Galimberti 133,Furlan 181)...se considerate che,escluso Volandri,gli altri non erano certo dei ragazzini e che Gaudenzi e Furlan avevano già in mente di appendere la racchetta al chiodo il quadro,per usare un eufemismo,non era dei più entusiastici. Per non parlare dei tornei juniores dove non si vedeva un azzurro neanche col lanternino.


Poi qualcosa è cominciato a cambiare:a Montecarlo '03 Filippo Volandri è autore di un torneo straordinario,supera le qualificazioni e poi uno dietro l'altro Stepanek,Nalbandian e Magnus Norman arrivando clamorosamente fino ai quarti,risultato che ripeterà anche a Roma chiudendo tra i primi 50 con la finale di Umago. Ma è presto per cantar vittoria anche perchè sul finire di quell'anno l'Italia retrocede in serie C di Coppa Davis dopo una disastrosa trasferta in Zimbabwe dove Black e Ullyett,due doppisti,ci battono anche in singolare.


Insomma Volandri non può risolvere i problemi da solo e al Roland Garros spunta un ragazzone da Cervinara,il suo nome è Potito Starace. Batte davanti a 10.000 francesi il loro n.1 Grosjean e lotta per oltre 4 ore contro Marat Safin e non basta perchè a Gstaad farà vedere in semifinale i sorci verdi al migliore di tutti,Roger Federer.


Potito non ha un grande 2005,soprattutto per colpa di una serie incredibile di infortuni ma il vento sta cambiando...Andreas Seppi,bolzanino di Caldaro,è uno che ha voglia di emergere,non gli interessa vincere qualche challenger per far vedere quanto è bravo ma il suo obiettivo è giocare,da subito,con i più forti. E' una mentalità che in Italia non si era praticamente mai vista,con tanta gente preoccupata di curare il proprio orticello invece che avere un pò di coraggio e provarci:perchè rischiare di perdere settimane provando le qualificazioni ATP quando invece si possono giocare comodi challenger italici?


Seppi fa esperienza,e tanta,all'inizio prende pesanti scoppole ovvio ma questo gli permetterà di non avere quello spaesamento tipico da "salto di categoria" tipico di molti giocatori. Nel 2004 gioca alla pari con Hewitt e Henman,poi a Kitzbuhel spreca 10 match point contro Schuttler ma Andreas è un tipo tosto e agli US Open si prende la rivincita sul tedesco. L'anno dopo la progressione è continua,raggiunge i quarti in diversi tornei ATP,batte gente come Lopez,Ljubicic,Canas,Novak,Robredo e Berdych...giocatori veri,il tutto coronato dalla semifinale a Palermo e dagli stupendi match di Davis. Alla luce anche del grande inizio di 2006 questa progressione è destinata a non fermarsi.


Daniele Bracciali da giovane era considerato un giocatore di talento straordinario...poi fu  mandato a casa dal centro FIT di Cesenatico e da quel momento tra infortuni e scelte sbagliate sembrava uno dei tanti giovani italiani spariti nel nulla. Evidentemente i risultati degli altri hanno fatto scattare in lui un qualcosa che lo hanno fatto risalire...dalla duecentesima posizione in cui era sprofondato un paio di anni fa Braccio scala il ranking,ovviamente comincia con i challenger ma l'anno scorso riesce a raggiungere due volte i quarti ATP,batte Davydenko e porta al quinto,nel tempio di Wimbledon,un certo Andy Roddick. Ora Daniele è risalito fino all'ottantesima posizione mondiale e,a 28 anni,può ancora dire qualcosa nel tennis che conta.


Dulcis in fundo Davide Sanguinetti,quando la carta d'identità non conta più. Al Roland Garros 2003 Davide prese una stesa paurosa da tale Nicolas Coutelot,non certo un fenomeno,e dopo il match dalle sue parole traspariva quasi la voglia di ritirarsi...in fin dei conti nelle sabbie mobili del nostro tennis lui qualcosa l'aveva fatta. Era stato un top 50,aveva vinto due tornei nel 2002 battendo Roddick e Federer,aveva raggiunto i quarti a Wimbledon.


Probabilmente la salvezza di Davide è stato il suo coach,Davide Pistolesi di cui,oltre alle indubbie conoscenze tecniche,tutti gli hanno sempre riconosciuto le doti da motivatore.


Davide si allena meglio,si mette a dieta e trova quegli stimoli che,a 33 anni,è davvero difficile trovare. Il segno che ha ritrovato la voglia di provarci è quando ad inizio 2005,da n.110 ,dice "voglio migliorare il mio best ranking(n.44 ndr)" Dobbiamo essere onesti,al sentire di queste parole eravamo davvero in pochi a crederci ed invece Dado ci smentirà clamorosamente:semifinale a Stoccolma,quarti di finale su tre superfici diverse(persino la terra che non è mai stata casa Sanguinetti),e come ciliegina sulla torta quella partita epica agli US Open vinta 7-6 al quinto dopo quasi 5h di battaglia contro Srichaphan che gli regala il quarto turno. Al best ranking ci arriva ed ora vuole andare avanti fino a Pechino 2008,che vuol dire avere ancora un ranking attorno ai primi 50 del mondo.


L'inizio di 2006,con le semifinali di Volandri a Doha(battendo Davydenko)e di Seppi a Sydney(battendo Hewitt)più i quarti dello stesso Andreas ad Adelaide e le vittorie di Starace e Sanguinetti su giocatori come Andreev e Rochus non possono che farci essere ottimisti per il futuro...aspettando anche i vari Bolelli,Fognini e Naso gente che ha la stoffa per diventare forte e che,soprattutto,pare abbia quella mentalità ambiziosa che è l'essenza per cercare di arrivare in alto.


Chi dice che il tennis italiano è ancora in crisi a questo punto è in malafede.


Tennisteen - Matteo Rinaldi






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